L’Istat riduce i dati del PIL: -12,8% nel secondo trimestre dell’anno

MILANO – L’Istat sta rivedendo al ribasso le stime sull’andamento dell’economia italiana nella fase più acuta della pandemia, quando il blocco ha fermato il Paese. Secondo l’Istituto di Statistica, il calo del PIL nel secondo trimestre dell’anno (da aprile a giugno) è stato del 12,8% rispetto al trimestre precedente e del 17,7% rispetto all’anno precedente . La stima preliminare, che era stata rilasciato il 31 lugliomostra invece una contrazione del 12,4% su base economica e del 17,3% su base tendenziale. Il peggioramento dei dati consuntivi è quindi dello 0,4% sia su base tendenziale che su base economica.

Si accentua così l’eccezionalità della pandemia: «La stima completa dei conti economici trimestrali – scrive l’Istat – conferma l’eccezionalità del calo del PIL nel secondo trimestre dovuto agli effetti economici dell’emergenza sanitaria e delle misure di contenimento. adottato, con cali del 12,8% in termini economici e del 17,7% in termini tendenziali, mai registrati dal 1995 “. L’ultimo aggiornamento statistico conferma anche la lunga sequenza di” mancanza di crescita “per la nostra economia. l’ultimo segno più – anemico + 0,1% – risale al secondo trimestre 2019, ed è stato seguito da una crescita economica nulla nel trimestre successivo, e quindi da una serie di andamenti negativi, con -0,2% nell’ultimo trimestre del 2019, poi -5,5% nei primi tre mesi del 2023 e poi dal -12,8% annunciato oggi.

A questo punto la variazione acquisita del PIL per tutto il 2023 è pari a -14,7%: con questo dato si intende la traiettoria che l’economia italiana prenderebbe se negli altri trimestri dell’anno la variazione ciclica del PIL era zero. Come ha affermato recentemente il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, è lecito attendersi una ripresa con la ripresa dell’attività economica da maggio.

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Rappresentante

Secondo i dati consolidati, secondo l’Istat, “il calo del PIL è stato trainato principalmente dalla domanda interna, con un contributo particolarmente negativo dei consumi privati ​​e significativi contributi negativi degli investimenti e delle variazioni delle scorte”. Anche la domanda esterna “ha dato un contributo negativo”, per via della riduzione più decisa delle esportazioni che delle importazioni.

La contrazione dell’attività economica da un lato, ma le misure di tutela dell’occupazione dall’altro, hanno portato l’Istat a misurare la riduzione della forza lavoro intesa come ore lavorate “, mentre i posti di lavoro hanno subito un calo meno marcato “.

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