Terremoto di Amatrice, solo il 6,5% delle case è stato ricostruito dal 2016

ROMA La prima forte scossa omicida di terremoto è arrivato nel cuore della notte, alle 3:36 del mattino.Una potenza di magnitudine 6 che ha raso al suolo quattro paesi in pochi secondi, Accumoli, Amatoriale, Arquata del Tronto e la sua frazione di Pescara del Tronto. 299 vittime e molti feriti. Era il 24 agosto 2016, tra pochi giorni saranno quindi passati quattro anni da quella notte maledetta e quel grido, trasmesso dai microfoni della Rai a mezz’ora dalla furia della terra (lo sciame sismico continuerà per mese con un’altra violenta scossa di magnitudo 5.6 del 30 ottobre 2016) dell’allora sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi: “La città non c’è più, Amatrice non c’è più”. Ebbene, all’età di quattro anni, questo bellissimo borgo storico (e gli altri distrutti dal terremoto) ancora non esiste. La ricostruzione fuori le mura procede a rilento. Ma il “vecchio” centro è ancora un cumulo di macerie.

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Si stima che più di ottantamila edifici privati ​​siano stati danneggiati nelle zone del cratere e in quelle adiacenti al terremoto che ha colpito il centro Italia nel 2016. Quasi cinquantamila case hanno subito gravi danni, arrivando fino alla totale inabilità. Ma nonostante i soldi stanziati, oltre il 90% delle case deve essere ricostruito o riparato. E lenti anche gli interventi pubblici: su circa 1.500 edifici danneggiati, tra scuole, caserme, ospedali, musei, impianti sportivi, ecc. solo 86 sono state ricostruite. E così le chiese: 942 danneggiate, solo 100 riparate.

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Tornando all’edilizia privata, il dato (al 30 giugno) è spietato: le richieste di accesso ai contributi sono solo 13.948 (di cui 1.242 da aziende) e finora sono state accettate 5.325, 6 , 5% degli edifici danneggiati. Altri 7.945 sono in corso, ma sommando anche questo numero – che comunque si riferisce a lavori ancora da iniziare (e sempre che si accolgano tutti i casi) – si arriva al 16% dei danneggiati. Molto poco.

La regione con il maggior numero di domande presentate è le Marche (8.400, di cui 3.604 accolte, 165 respinte e 4.361 pendenti). Umbra e Abruzzo camminano fianco a fianco: la prima ha un totale di 2.015 domande presentate (852 accettate, 115 respinte, 1.048 in corso), l’Abruzzo ha un totale di 2.077 domande (338 accettate, 141 respinte, 1.598 in corso) ). Nel Lazio – che ha avuto anche oltre diecimila edifici privati ​​danneggiati, di cui 6.649 gravi – sono state presentate solo 1.456 domande (531 accolte, 257 respinte, 668 in corso).

IL NUOVO CORSO
Lo scorso febbraio è stato nominato il nuovo commissario per la ricostruzione, Giovanni Legnini, e qualcosa – almeno sulla carta tra ordinanze governative e decreti per l’emergenza Covid, da “cura Italia” dello scorso agosto – sembra muoversi. L’obiettivo è rendere molto più semplice e rapida la procedura per l’accesso alle sovvenzioni non rimborsabili. Affidare il ruolo di certificatore di progetto a tecnici e professionisti. Gli uffici speciali, finora assorbiti dalle indagini, si concentreranno sui controlli. Fino ad ora la risposta media era di trecento giorni, ora si spera che scenda a cento. Sarebbe un bel passo avanti.

Nel frattempo sono stati riaperti i termini per la presentazione delle domande. Le nuove scadenze restano però molto vicine: il prossimo 20 settembre per danni lievi, 31 dicembre 2023 per danni gravi. I contributi a fondo perduto sono importanti: fino al 100% del costo dell’intero intervento (compresi i progetti e gli appezzamenti dei vari tecnici) viene raggiunto anche nei comuni esterni al cratere se esso è è una prima o seconda casa in affitto o un’attività produttiva; per le seconde case non affittate il contributo è invece pari al 100% se all’interno dei centri storici, al 50% fuori dai centri storici.

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INCENTIVI CUMULATIVI
Non è mai arrivato il momento di iniziare i lavori: se i contributi per la ricostruzione non coprono l’intero costo (è il caso delle seconde case fuori dai centri storici, o delle case principali ristrutturate con sanzioni pecuniarie superiori ai massimali di spesa nelle tabelle), per la parte residua (cd “quota di riacquisto”) può essere utilizzato il superbonus del 110% previsto dal provvedimento Relance. Gli incentivi sono infatti cumulativi.

Ad accelerare ulteriormente i lavori di ricostruzione, potrebbero arrivare altre innovazioni: tra queste, la possibilità di varare un superbonus ad hoc al 110% per le case danneggiate dai terremoti, con un tetto di spesa più alto e un dimensione temporale che va oltre il 2023. L’idea sarebbe anche quella di far partire subito i lavori (con il super bonus), senza attendere l’esito della domanda di contributo per il terremoto, che poi – se è accettato – coprirà parte dei costi. “Sarà anche necessario apportare correzioni alle nuove procedure di ricostruzione nei centri storici e nelle aree soggette a vincoli paesaggistici”, ha detto il Commissario Legnini.

Un’altra novità riguarda il caso (contributo per alloggio autonomo), cifra che va dai 400 ai 1300 euro per famiglia e al mese (a seconda del numero di componenti): per continuare a ricevere il caso, i beneficiari devono aver presentato richiesta da parte del riparazione della casa danneggiata.

Ultimo aggiornamento: 00:29


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