Barcellona, ​​dagli spogliatoi ai tifosi: tutti con Messi. E contro Bartomeu

In Catalogna (ma non solo) una facciata compatta per sostenere il chip. Il ramo cresce per convincerlo a restare, ma c’è un solo modo: spingere il presidente all’addio

Messi e Bartomeu, ne rimarrà solo uno. Ora c’è una guerra aperta tra il campione argentino e il presidente Blaugrana. Il burofax con cui La Pulce ha comunicato al Barça la volontà di rescindere il contratto ha aperto il vaso di Pandora, spingendo la situazione a un punto di non ritorno. Quasi. Sì, perché se da un lato la decisione di Messi è qualificata come “irrevocabile”, le voci che continuano tra Spagna e Argentina lasciano ancora una finestra aperta: il rovesciamento della Pulce, per quanto improbabile, sarebbe ancora possibile. Ma a una condizione: Il presidente Bartomeu dovrebbe dimettersi. Il numero uno blaugrana è infatti visto come la causa di tutti i mali per l’argentino, che con il burofax della contesa avrebbe deciso di scatenare l’ultimo stallo. La divisione è chiara e ovvia a tutti, dagli spogliatoi ai tifosi e persino ad alcuni dirigenti. E, con rare eccezioni, sarebbero tutti dalla parte dei chip.

Frizioni e rotture

Mentre i blaugrana hanno un disperato bisogno di un possibile addio intelligente, il cerchio attorno al presidente Bartomeu si sta restringendo di ora in ora. Il principale responsabile della crisi tra Messi e il club che da 20 anni considera l’orto ha il suo nome scritto a caratteri cubitali. Le frizioni accumulate lo scorso anno fino a giungere a un punto di non ritorno e le cause scatenanti di un rapporto irrimediabilmente esaurito sono note da tempo: fallimento progetto sportivo, manovre sottobanco per screditare l’immagine di Messi e compagni (leggi “Barçagate”), l’allontanamento di Valverde a metà stagione, la scelta di Quique Setién, i continui conflitti con l’ormai ex direttore sportivo Eric Abidal e, infine, l’accoglienza riservata a Luis Suarez , scaricato con una telefonata affrettata. Un metodo ritenuto irrispettoso e inaccettabile da Flea, grande amico dell’uruguaiano irrispettoso. Per Messi è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso, spingendolo a decidere una pausa che fino a pochi mesi fa sarebbe stata semplicemente impensabile per stessa ammissione dell’argentino.

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Facciata compatta

Nel ‘duello’ tra Messi e Bartomeu si sono già formate linee nette e secondo le reazioni è evidente che l’equilibrio pende nettamente dalla parte dei chip. Da parte sua ci sono i suoi compagni, quelli di ieri e di oggi. A sostegno dell’argentino, un idolo indiscusso come Puyol, autore di un inequivocabile tweet: “Rispetto e ammirazione. Tutto il mio sostegno, Leo “, ha scritto l’ex capitano blaugrana, che ha ricevuto il” mi piace “da Luis Suarez. Questo è stato seguito da un altro del fratello Gunslinger, che ha detto “sta diventando interessante e il meglio deve ancora venire”. Lo ha detto anche il suo Arturo Vidal, un altro illustre epurato, che ha postato un criptico tweet (“Quando metti una tigre in un angolo, non si arrende, inizia a combattere”).

Poi ci sono i tifosi, che chiaramente si sono schierati con la Pulce facendo sentire la loro voce in serata con una massiccia protesta nei pressi del Camp Nou, dove sono apparsi gli striscioni di ripudio di Bartomeu chiedendo le sue dimissioni. Secondo indiscrezioni rilanciate da Rac1 e Onda Cero, infine, c’è anche buona parte dell’attuale dirigenza che ha voltato le spalle al presidente, consapevole che la permanenza di Messi in Catalogna passa inevitabilmente per il suo immediato addio. Le elezioni anticipate previste per il prossimo marzo rappresentano un limite tardivo e sono iniziate le manovre interne per spingerlo a lasciare la presidenza. Questo e altro per convincere il chip a restare. Un tentativo disperato ma necessario per non privare il Barça del suo “Dios”.

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